Corteo cagliaritano per il Transgender Day Of Remembrance 2024
Il ricordo che accende una luce: il Transgender Day of Remembrance a Cagliari Lo scorso 20 novembre 2024, per iniziativa delle associazione UNICA LGBT e con la partecipazione di ARC Cagliari e dell'associazione transfemminista "Non una di meno", si è svolto anche a Cagliari il Transgender Day of Remembrance (TDoR), la giornata internazionale dedicata alla memoria delle vittime di odio transfobico. Un evento nato nel 1999 per iniziativa di Gwendolyn Ann Smith, in ricordo di Rita Hester, brutalmente assassinata nel 1998. A Cagliari, la comunità si è riunita per un doppio appuntamento, tra riflessione e mobilitazione. La mattina, presso l’Aula 2 del Campus Sant’Ignazio, si è svolto un incontro dedicato all’analisi delle criticità che le persone trans affrontano in Sardegna, dalla discriminazione sul lavoro alle difficoltà nell’accesso alla sanità e all’istruzione: un momento di confronto sulle strategie di resistenza e sulle possibili soluzioni per una società più inclusiva. Nel pomeriggio, l’evento è proseguito con un corteo partito dal Parco della Musica, con raduno alle 16:30. Decine di persone, con candele accese e cartelli, hanno marciato verso Piazza Garibaldi, gridando la loro resistenza contro, parola loro, "le ingiustizie del sistema patriarcale e coloniale". Ogni passo era dedicato a chi non c’è più, e nella piazza sono stati anche menzionati i nomi delle 451 persone transgender uccise nel corso del 2024 nel mondo. Per ogni vita spezzata, è stato acceso un lumino; questo è un gesto simbolico voluto per trasformare Piazza Garibaldi in uno spazio di memoria collettiva e di lotta, dove si è voluto riaffermare il diritto alla dignità e alla sopravvivenza di chi ancora oggi affronta la transfobia in tutte le sue forme. In un anno che ha visto oltre 400 persone transgender perdere la vita nel mondo a causa di transfobia e transmisoginia, tra omicidi, suicidi e negazione di cure, il messaggio di questa giornata è chiaro: il ricordo non è solo commemorazione, ma un atto di resistenza. La manifestazione di Cagliari si è conclusa con un momento di riflessione collettiva, con i proclami politici volti alla risoluzione di ciò che manca alle persone transgender per vedere riconosciuti i loro diritti, a partire dall'accettazione della loro identità di genere attraverso l'introduzione dell'identità Alias nelle scuole e nelle università e anche la richiesta che la disforia di genere non sia considerata una patologia, e che si riducano le trafile necessarie per ottenere i mezzi per la transizione ormonale e chirurgica ai tratti sessuali secondari del sesso cui si sente di appartenere. Nell'insieme delle persone transgender ci sono anche le persone agender e non binarie e pure esse hanno potuto esprimere le loro istanze come potrete ascoltare nel video complessivo con tutti gli interventi. Questa manifestazione ha avuto una matrice estremista di sinistra comunista, anticapitalista e antioccidentale, e per questo insieme alle istanze della comunità transgender sono state messe anche quelle dei filopalestinesi. Purtroppo non c'entrano nulla l'una con l'altra, visto che nei paesi islamici le persone non cisgender e non eterosessuali non vivono di certo meglio che in Occidente. Tuttavia, è anche vero che la destra più conservatrice, se da un lato appoggia Israele (espressione di una minoranza in Medioriente) dall'altra osteggia le persone non cisgender e non eterosessuali. Dunque, per il principio dell'intersezionalità delle lotte, cioè l'unione delle minoranze discriminate contro il comune avversario responsabili di tali discriminazioni, mettere insieme le istanze delle persone transgender con quelle degli arabi apolidi della Palestina, che non riescono ad essere riconosciuti cittadini di Israele, ma neanche di uno qualunque degli stati arabi già esistenti, e neppure ad avere un loro proprio stato, nell'ottica della sinistra estrema ha una sua logica. Associare la transfobia al capitalismo però, a mio avviso, non ha senso, e semmai, secondo un ramo minoritario del movimento femminista, quello separatista e radicale, contropposto a quello transfemminista e intersezionale, la transizione di genere è solo una speculazione economica sulla pelle di persone che, ritenendosi a torto transgender, fanno la scelta improvvida di attuare una transizione ormonale che danneggia i loro corpi. Non so quale sia la posizione più giusta, ma ritengo comunque che le persone maggiorenni, se capaci di intendere e di volere, debbano avere l'ultima parola e autoterminazione riguardo al proprio corpo e alla propria esistenza. Ciò deve valere ovviamente anche per le persone transgender.